Le piante officinali

Le piante officinali, secondo quanto previsto dalla Legge 6 gennaio 1931 n. 99/1931, sono un eterogeneo gruppo di specie vegetali appartenenti a tre grandi categorie: le piante medicinali, le aromatiche e da profumo. Il termine “officinale”, utilizzato in Italia, deriva dal latino medioevale “officina o opificina” nel significato di “laboratorio farmaceutico” dove le piante venivano lavorate per ottenere le "droghe" o trasformate per l'estrazione dei principi attivi dotati di attività biologica.

Le droghe vegetali sono essenzialmente piante intere, frammentate o tagliate, parti di piante, alghe, funghi, licheni, generalmente in forma essiccata, ma talvolta fresche. In altri termini, la parte della pianta solitamente utilizzata, perché più ricca di principi attivi, è detta “droga vegetale”. Ad es. i fiori di camomilla, i semi del caffè, la corteccia della cannella rappresentano la droga della pianta. Il termine droga compare per la prima volta in Inghilterra nel 1 300 ed in Italia nel 1400 e viene per la prima volta riportato nel Dispensatorium et aromatariorum di Pseudo-Nicolaus nel 1536, che definisce le droghe “medicine di gran pregio provenienti da lontani paesi”.

Ciò nonostante l’etimologia di droga resta ancora da chiarire. Secondo alcuni deriverebbe dal tedesco troken che significa secco, asciutto e sarebbe stato usato perché le droghe vengono conservate essiccate. Altri, invece, farebbero derivare questa parola dall’olandese droog che significa corpo, arido, asciutto oppure dal celtico droch termine impiegato per indicare sostanze di sapore particolare.

Nell’ambito delle “officinali” distinguiamo: “piante medicinali” definite secondo l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) come ogni vegetale che contiene in uno o più dei suoi organi sostanze che possono essere utilizzate a fini terapeutici o che sono precursori di emisintesi chemio-farmaceutiche; “piante aromatiche o da essenza” caratterizzate da un elevato contenuto di sostanze penetranti che le conferiscono particolari caratteristiche organolettiche e che vengono impiegate nella preparazione di cibi, bevande, cosmetici, profumi, etc..; “piante cosmetiche” utilizzate nella preparazione di prodotti per l’igiene e la cura del corpo.

Il primo raggruppamento viene incluso nella categoria delle piante ad uso erboristico medicinale, ossia piante, loro parti, miscele, derivati semplici o complessi delle stesse, capaci di modificare, correggere o ripristinare funzioni organiche dell’uomo. Si tratta di prodotti commerciati come medicamenti e venduti solo in farmacia. A questo gruppo appartengono piante destinate all’estrazione di principi attivi utilizzati dall’industria farmaceutica, i fitoterapici, (dal greco phyton = pianta e terapeia = cura) che prevedono l’impiego terapeutico delle piante officinali e delle preparazioni medicinali da esse ottenute.

Le piante officinali costituiscono una risorsa naturale da sempre utilizzata grazie alle loro proprietà; l’interesse per queste specie e la richiesta da parte dei mercati è in continuo aumento. Questa tendenza ha spinto l’interesse dei ricercatori e delle aziende dei settori farmaceutico e cosmetico a individuare, selezionare e sviluppare le piante contenenti sostanze con effetti benefici sulla salute. Gli organismi vegetali, infatti, oltre a fornire diretto supporto all’uomo e agli animali dal punto di vista alimentare, possono offrire una vasta gamma di prodotti di vario interesse che possono essere distinti in prodotti primari, quali resine, oli, cere, gomme, fibre, carboidrati e in prodotti secondari quali odori, aromi, tannini, coloranti, farmaci e insetticidi, presenti in genere in quantità piuttosto bassa nei loro tessuti.

Indietro