Fitoalimurgia

Il termine “alimurgia” è stato coniato da Giovanni Targioni Tozzetti nel 1767 per indicare lo studio delle soluzioni da ricercare in caso di necessità (urgenza) alimentare (alimenta urgentia = Alimurgia): l’alimurgia è quindi "la disciplina che si occupa di ricercare in natura quanto può essere utile nel caso di necessità alimentare". Questo termine è stato riproposto più recentemente da Oreste Mattirolo nel 1918, con l'aggiunta del prefisso "fito", dal greco phytón = pianta, che rende il termine più preciso e ne definisce meglio il campo di interesse.

L'utilizzo alimentare delle piante spontanee è stato quindi definito “fitoalimurgia”, che letteralmente significa “alimenti vegetali spontanei raccolti dall’uomo in momenti di carestia”.

La Phytoalimurgia, oggi, è invece un passatempo di moda. Nella società attuale, la fitoalimurgia riveste ruoli ben diversi rispetto a quelli del passato: non più necessità alimentare, ma puro interesse per i prodotti naturali. Le corrette conoscenze fitoalimurgiche, se proficuamente indirizzate alla flora e alla vegetazione, renderebbero possibile l'individuazione e la conservazione dell'enorme potenziale genetico (germoplasma) delle specie spontanee. È molto importante il riconoscimento delle piante spontanee da raccogliere al fine di evitare rischi per la salute del consumatore.

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